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Manifestazione, domenica 2 febbraio Lago di Castel Gandolfo

Immagine del redattore: La RedazioneLa Redazione

Domenica 2 febbraio 2025, Castel Gandolfo.


L’evento è quello legato alla ricorrenza della Giornata mondiale delle zone umide (il “World wetlands day” in inglese). Il luogo è il porticciolo del lago di Castel Gandolfo. Ma a Castel Gandolfo domenica 2 febbraio 2025 c’è poco da celebrare. Le oltre 52 associazioni ambientaliste dei Castelli Romani (elenco di cui sotto) e i singoli cittadini che si sono riuniti al porticciolo del lago dalle 10 di mattina, hanno ancora una volta evidenziato il grave problema dell’emorragia idrica dei laghi di Castel Gandolfo e di Nemi.

Prima di intraprendere un’escursione simbolica sulle sponde di quel che resta del lago, il portavoce del Coordinamento Natura e Territorio dei Castelli Romani, Roberto Salustri, ha informato i presenti sulle cause di questo di questo scempio. L’abbassamento delle acque lacuali non dipende da cause misteriose. La spiegazione è semplice: cemento a dismisura e popolazione che consuma più acqua di quella disponibile. Per i soliti detrattori ricordiamo che sono di pubblico dominio studi autorevoli condotti da Università e dalla Regione Lazio i quali confermano che il fenomeno è strettamente locale: l'abbassamento dei livelli dei laghi è il risultato diretto del progressivo esaurimento della falda acquifera dei Castelli Romani, esaurimento di certo non naturale, ma legato appunto alle cause di cui sopra: ormai i Castelli Romani sono oltre qualsiasi limite di sviluppo (a riguardo vi rimando anche all’articolo del famoso geologo Mario Tozzi pubblicato su La Stampa lo scorso anno - https://www.lastampa.it/editoriali/lettere-e-idee/2024/08/14/news/fiumi_laghi_malati_tesoro_sprecato-14555251/).


Si continua a costruire, ad Albano, Ariccia, Castel Gandolfo, Marino, Frascati... “Il 20% del territorio è cementificato, così in ogni comune dei Castelli Romani, quando la media nazionale è del 7%, già tanto. Ciampino è oltre il 40%. Abbiamo superato il 20% e si continuano a dare autorizzazioni a costruire” chiarisce Salustri. Di fronte a questi dati, non sono più ammissibili le mistificazioni: “Non è il cambiamento climatico come dice l’autorità di bacino, non è la pioggia che è diminuita o se è diminuita non in modo tale da giustificare il milione di metri cubi manca nelle falde”. Per la prima volta nella storia del territorio, è in corso un’azione popolare (le famose “Class action” in inglese) per danno ambientale contro 15 amministrazioni locali da parte di una task force di associazioni ambientaliste e comitati di lotta.


Le immagini sono eloquenti, ma d’altronde chi frequenta il lago costantemente - residenti, turisti, frequentatori dei tanti circoli sportivi e degli stabilimenti aperti in estate, canoisti, titolari delle attività presenti sul lungolago, podisti, trekkers, motociclisti, ciclisti, come anche il sottoscritto, ecc… - lo vede ogni giorno con i propri occhi.


    


 


 


 

Ed è proprio su questo punto che ho riflettuto molto durante le circa tre ore in cui ho presenziato alla manifestazione. Ho riflettuto sulle persone, sulle persone che erano lì e su quelle che non c’erano. L’assenza delle istituzioni (rappresentanti dei comuni e dell’ente parco) era scontata, purtroppo spessissimo chi ci amministra fa finta di non vedere, minimizza, devia l’attenzione sui problemi dei territori, per interessi economici o politici. Ma, nonostante le centinaia di partecipanti, ho pensato a tutte i singoli cittadini dei Castelli che frequentano questi posti e che ci avrebbero aiutato ad essere migliaia o perché no, decine di migliaia.


I Castelli Romani sono più che saturi, stanno subendo l’avanzata incontrastata della città di Roma, sono “sotto attacco” (passatemi il termine): traffico esponenziale, inquinamento, consumo di suolo, disboscamento, inceneritore di Santa Palomba, cementificazione… Se anche chi frequenta abitualmente i boschi, i laghi, i luoghi tutti all’interno del Parco dei Castelli Romani non fa sentire la propria presenza, il proprio sdegno, non chiede a gran voce alle istituzioni interventi drastici per contrastare questi fenomeni, presto non avrà più un luogo dove andare a fare trekking, dove uscire in mountain bike, dove nuotare o andare in canoa, o semplicemente dove andare a prendere un gelato in estate. Quello che affermo è una provocazione, è ovvio che non voglio minimizzare un problema di natura così profonda al gelato o alla passeggiata in bicicletta.


Ma la riflessione, quella domenica mattina sulle sponde di quel che resta del lago di Castel Gandolfo, mi è sorta spontanea. Cari amici, si tratta del nostro territorio, dei luoghi nei quali siamo cresciuti, nei quali ci portavano i nostri genitori a passeggiare la domenica quando le acque del lago lambivano i marciapiedi…si tratta di ciò che lasceremo ai nostri figli, e non sto parlando dello scioglimento dei ghiacci o dell’avanzamento dei deserti o dell’innalzamento delle temperature della terra…sto parlando del lago di Castel Gandolfo, di quello di Nemi, del parco dei Castelli Romani, di Albano, Genzano, Marino, Frascati, dei Castelli tutti…i posti nei quali viviamo ogni giorno…


Alessandro Massacci



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